Maschera Nera

Di Cinzia Galletto

ALL’INIZIO ERA LA MASCHERA

“Fin dai primi secoli dell’era cristiana la festa delle calende di gennaio veniva accompagnata da cerimonie i cui partecipanti usavano travestimenti e mascheramenti. In Cappadocia,come risulta dalla predica pronunciata da Asterio nel400,i soldati usavano mascherarsi da donna. A travestimenti analoghi nella stessa circostanza accennò, anche se genericamente, Massimo di Torino verso il 420; lo stesso fece, in forma più specifica, (di nuovo riferita ai soldati) Cesario di Arles un secolo dopo.” (Carlo Ginzburg – “Storia Notturna”)

IL RITUALE DELLA MASCHERA

Nell’Europa del nord i popoli celtici e germanici usavano mascherarsi da animali (cervi, pecore o capre ma anche giovenche e cavalle) e lasciare tavole imbandite di cibo per esseri femminili invisibili. Questi venivano venerati come le “buone signore” bonnes dames,  dee della prosperità alla guida degli spiriti dei morti. Pare che questa usanza riflettesse le metamorfosi in animali vissute durante i rituali estatici e le cerimonie iniziatiche che ponevano in contatto il mondo dei vivi con quello dei morti. Quindi nel periodo in cui l’anno vecchio simbolicamente finiva e quello nuovo cominciava si sentiva l’esigenza di propiziarsi gli spiriti dei defunti quali dispensatori di prosperità.

IL MITO, L’ARCHETIPO, LA METAMORFOSI ESTATICA ALL’ORIGINE DEL CARNEVALE  e di HALLOWEEN

Già Erodoto accennava a uomini in grado di assumere sembianze di lupo. In Africa, in Asia, nel continente americano, sono state rintracciate credenze analoghe, riferite a metamorfosi temporanee di esseri umani in leopardi, iene, tigri e giaguari. Si ritiene che questi miti che s’incontrano in forma simile nelle culture più diverse si radichi un archetipo della psiche umana:l’aggressività.

Nel mondo antico è il lupo ad impersonare il mondo dei morti. La metamorfosi faceva parte di un rito iniziatico, esprimeva l’allontanamento temporaneo dell’anima dal corpo:una morte simbolica, un’estasi.

Nel mito la maschera ha, dunque, una duplice matrice da una parte legata all’aggressività archetipica, dall’altra come passaggio essenziale durante un rituale iniziatico di morte/vita.

Da qui prendono origine i rumorosi cortei carnevaleschi o le questue di Halloween entrambi trasformazioni degli antichi rituali raffiguranti le schiere dei morti impegnati in battaglie per la fertilità. La trasformazione estatica in animali è anche alla base del rituale sciamanico presente in Siberia  e nelle steppe dell’Asia centrale.

DISTRUGGERE LE MASCHERE

Cosa rimane oggi nei nostri mascheramenti quotidiani del mito e degli archetipi del passato?   Certo di aggressività ce n’è molta covata in ognuno di noi. C’è una rabbia silenziosa che trova brevi occasioni di espressione in questa società fatta d’immagine e comunicazione. Ecco quindi che siamo costretti ad indossare quotidianamente delle maschere per cercare di dare l’impressione migliore di noi, per “vendere” le nostre anime ai primi acquirenti cercando finte approvazioni da chi come noi esprime giudizi secondo il ruolo che ricopre dimenticando l’essenza della sua anima. Non  a caso il fenomeno facebook esplode perché dietro uno schermo ognuno può creare il suo “profilo” migliore  ma anche ( potenza del web) esprimere liberamente la sua rabbia,la sua indignazione e le sue idee  con più o meno aggressività.   Non occorre citare il caso di second life o il successo del film Avatar per  giustificare i nostri mascheramenti e le nostre finzioni  frutto di un epoca difficile come lo è ogni percorso di transizione e di forte accelerazione, dove la sfida maggiore è proprio quella di giocare il proprio “ruolo” senza bisogno di maschere. Oggi come in passato, e come ci racconta il mito, il segreto del successo ( inteso come la realizzazione di una vita soddisfacente e felice)  è morire per rinascere :ovvero fare morire le nostre innumerevoli maschere (io) per abbracciare i vagiti del nostro più profondo che, antico e lontano, ci riporta ad una realtà per niente virtuale da condividere con se stessi e con gli altri.

Photo credit: Christina Saint Marche via Foter.com / CC BY-NC-ND

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