Machu Picchu. La valle del fiume Urubamba offre scorci e strapiombi dal fascino ineguagliabile. Il piccolo treno arranca nella foresta amazzonica fendendo la roccia per arrivare in uno dei luoghi più misteriosi e affascinati della terra. La città di Machu Picchu, spettacolare monumento precolombiano dell’America del Sud, è situata a 2300 mt di altitudine attorniata da montagne che superano i 5000 mt . Dalla valle e per tutto il tragitto (lungo un sentiero o per una scalinata di tremila gradini), la città fortificata rimane invisibile e sarà forse per questo che una volta raggiunta, l’imponenza delle costruzioni lascia senza fiato (e non solo per la fatica fisica: i turisti più pigri possono arrivarci comodamente in pullmann). Osservo, sfiorando con le dita gli enormi massi, l’estrema cura con cui sono stati affiancati gli uni agli altri.

Le pietre sono esattamente incastrate fra di loro fino ad escludere la più piccola fessura. Sembra una enorme costruzione Lego: forse Machu Picchu è ciò che resta del gioco di un gigante. Laddove gli enormi massi non combaciano esattamente fra di loro, sono state incassate delle pietre più piccole che come tasselli vanno a riempire gli spazi in una sorta di magico intarsio. Sono invasa da interrogativi e domande: ma come ha potuto questa misteriosa civiltà del passato trasportare in questo luogo così inaccessibile massi di proporzioni così grandi? Come potevano tagliare la pietra in maniera così perfetta fino a smussarne gli angoli in un epoca in cui il ferro non era ancora stato inventato? Non si sa nulla né sull’origine della città (forse pre-incaica), né sulla sua reale destinazione, ma certamente è stato un luogo sacro ed è considerato ancora oggi un luogo di potere, un ombelico.

Qui sono stati rinvenuti 160 scheletri, 150 dei quali femminili cosa che lascia intuire che la città fosse abitata prevalentemente da donne, forse le sacerdotesse del Sole. L’atmosfera è rarefatta e ci s’inerpica a fatica attraverso i vari terrazzamenti. Una grande pietra posta in maniera orizzontale sul terreno colpisce la mia attenzione. E’ recintata, ma con la complicità di un guardiano riesco ad avvicinarmi. Appena superata la leggera corda di delimitazione percepisco che qualcosa è cambiato: come se avessi varcato una porta che quando si chiude alle spalle lascia un silenzio senza paragoni. Mi sento come sospesa nel tempo: persino il vocio confuso dei turisti mi sembra ora lontanissimo, e a poco a poco svanisce del tutto.

C’è solo silenzio intorno e dentro di me. Una sensazione di pace profonda mi invade. Mi sento serena come se il mio “essere” lì, in quel preciso momento, in quel giorno, in quell’ora fosse una cosa giusta, inevitabile, già scritta da qualche parte… Come se mi guardassi dall’esterno, mi percepisco ora  alla stregua di uno di quei massi sottostanti, così perfettamente “incastrata” nella vasta costruzione dell’universo. Sento di partecipare all’ordine della natura una piccola nota utile a ricreare la magica armonia del tutto. Presa da queste intense sensazioni non mi sono resa conto di essermi sdraiata su quella grande pietra che come una fonte perpetua di energia ora mi sta nutrendo. Ecco l’omphalos, il centro: la sua sacralità sta nel suo potere di farmi ora sentire più vicina a Dio.

Image via travelandleisure.com

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