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Sarà la regolarità dei filari o la compostezza del paesaggio ma quando segui le curve sinuose delle colline del basso Piemonte senti una voce dentro che sussurra : “… ecco tutto è giusto e perfetto” E’ come se l’armonia del territorio per una sorta di empatia entrasse in un dialogo profondo riconducendo la nostra anima ad un’antica dimensione di benessere…

 

A circa un’ora da Torino, Milano e Genova la provincia di Alessandria e il Monferrato sono terre da scoprire lentamente, per fermarsi dove l’anima lo richieda ad osservare i paesaggi e le tradizioni che le caratterizzano. Rallentare qui diventa naturale, basta osservare le onde morbide dei vigneti e percepire il processo con cui la natura porta a termine la maturazione della vite per abbracciare il suo ritmo scandito calmo e tranquillo. Durante un soggiorno in queste terre si può assorbire la pace del paesaggio per svelare il suo segreto nell’inesorabile alternarsi di tempi e stagioni.

I buongustai conoscono queste strade già da tempo. Sono sentieri del Gusto che accompagnano il viaggiatore attento sulla scia dei sapori più autentici a scoprire i migliori formaggi, funghi tartufi e salumi (8 prodotti riconosciuti come presidio Slow Food) e le oltre 37 produzioni di vino insignite di riconoscimenti D.O.C e 4 D.O.C.G. Sono terre di vigneti e di pianure che negli ultimi anni hanno assistito al nascere di Campi da Golf di livello internazionale oltre che il costituirsi di oltre 400 km di percorsi ciclabili lungo le strade che nel tempo sono state percorse da campioni del calibro di Fausto Coppi e Costante Girardengo, le cui memorie sono ben custodite nel museo a loro dedicato a Novi Ligure.

Caratteristica fondamentale del territorio anche il sottosuolo, ricco di minerali, che nell’acquese, grazie all’incontro con sorgenti calde ha dato origine allo sgorgare di acque da tempi immemorabili usate per la cura e per il benessere del corpo. Resorts di charme e antichi casali ma anche case vinicole trasformate in residenze di lusso per pochi, ma soprattutto per chi cerca la qualità del tempo e la genuinità dei prodotti della terra. Un viaggio in questi luoghi è quasi un ritorno ancestrale alla natura più incontaminata dove il profumo dell’erba tagliata e lo sguardo allegro dei girasoli riesce ancora ad entusiasmare l’animo semplice, mentre il palato più esigente si delizia fra sorsi di vini D.O.C. e formaggi saporiti.

Qui la vacanza benessere è nell’aria che si respira e nel tempo che trascorre, in ciò che si mangia, nella ricchezza di un territorio collinare ricco di sorgenti termali che dalla notte dei tempi sono lì, a testimoniare in silenzio la vera natura di questi luoghi: una risorsa preziosa, un regalo della natura, per la salute e il benessere dell’uomo. Massaggi, saune e i trattamenti proposti dagli esclusivi resort della zona non sono che un corollario al benessere presente già nel luogo. L’offerta wellness diventa un servizio sempre più richiesto sia dal turista straniero sia dalla giovane coppia in cerca di un week end fuori dalle più consuete rotte del divertimento. Il casale mette a disposizione una piccola spa fatta su misura per offrire alla sua esigente clientela una coccola in più, un momento da dedicare dopo una partita di golf o un giro in bicicletta.

Sono trattamenti per lo più creati su misura per ogni cliente spesso massaggi eseguiti su richiesta nelle stesse suites o in cabine ricavate in piccole aree che conservano il sapore suggestivo della tradizione. Sono bagni di vino e trattamenti col cioccolato, una varietà di massaggi che cercano nei prodotti tipici del luogo una legittimazione forte e un radicamento nel territorio per una vacanza in grado di viziare tutti i nostri sensi.

MONFERRATO

Secondo alcuni la parola Monferrato deriva dalle coltivazioni del passato agricolo: ovvero da Mons Pharratus per i campi di farro oppure Mons Ferax  ovvero terra fertile. Esiste anche una leggenda medievale ricca di fascino che fornisce un’ulteriore etimologia al nome del luogo.

LA LEGGENDA DI ALERAMO

La leggenda narra di una nobile coppia di Sassonia che si impegnò a compiere un pellegrinaggio fino a Roma, qualora le fosse donata la gioia di un figlio. Ottenuta la grazia, i due si misero in cammino. Durante il pellegrinaggio giunti nei pressi di Sezzadio, a pochi chilometri da Acqui Terme, la donna partorì il figlio tanto desiderato a cui fu dato il nome di Aleramo.

Dopo un mese, i due genitori  pensarono di proseguire il pellegrinaggio a soddisfazione del voto, e lasciarono il figlioletto con una balia ai signori del luogo con il proposito di riprenderlo poi nel ritorno. Il giovane Aleramo però rimase subito orfano in quanto i genitori furono uccisi da una banda di briganti che infestavano la zona e fu allevato dai signori di Sezzadio come un figlio.

Durante una delle discese in Italia dell’imperatore Ottone I di Sassonia, il giovane Aleramo divenne un suo coraggioso cavaliere e si innamorò di sua figlia Alasia.

I due innamorati però, non avendo il consenso dell’imperatore, furono costretti a fuggire e si rifugiarono nell’Appennino dove Aleramo si adattò a fare il carbonaio.

Il cavaliere, sempre attratto dalle imprese di coraggio, tornò a prestare servizio presso l’esercito imperiale, durante alcune rivolte scoppiate nel Nord Italia.

Chiamato al cospetto dell’imperatore per il valore dimostrato in battaglia, Aleramo venne subito riconosciuto, ma fu tale la gioia di Ottone I per la possibilità di ricongiungersi con la figlia, che anziché una punizione, Aleramo ricevette non solo il perdono dell’imperatore, bensì il titolo di marchese ed il dominio di tutto il territorio che fosse riuscito a circoscrivere in una sfrenata cavalcata di tre giorni.

Nacque così il Monferrato: durante la prova, infatti, il destriero di Aleramo perse un ferro e per riparare al danno e riprendere la corsa egli dovette servirsi di un mattone (in dialetto mun) per ferrare (in dialetto frà)  il cavallo da cui “mon-ferrato” il nome designato per il nuovo marchesato.

Era, secondo la leggenda, il 21 marzo del 967.

Langhe e Roero

Ogni collina, ogni paese delle Langhe, del Monferrato e del Roero è dominato da un castello o da una antica torre che accrescono il fascino di una vacanza in queste terre fra architetture medievali, rinascimentali, barocche e ottocentesche…

“Ricordo la nostra ultima cena nelle Langhe, in quel silenzio rotto solo dal canto dei grilli, tra quel paesaggio incantato, in mezzo a gente semplice, ancora primitiva. La tavola profumava di tartufi e l’odore era nell’aria, mescolato a quello del barolo. Dalla finestra le colline avevano curve come il corpo di una donna”. Cesare Pavese.

Non ci sono parole migliori per descrivere tutta la semplicità e la sensualità di un luogo diventato mito: le Langhe. Occorre scoprire questa terra lasciandosi scivolare lentamente fra le sue colline come fra le onde di un mare verde di alberi e vigneti, magari provando un’esperienza unica come dormire su una casa sugli alberi. Gli occhi si bagnano nella luce di una giornata limpida di sole oppure indagano nelle suggestive nebbie, mentre la mente si perde fantasticando di cavalieri, leggende e castelli dalle torri smerlate che s’innalzano da ogni piccolo promontorio. Terra di fascino e magia che si rivela attraverso tutti i nostri sensi. Le mani che affondano nella terra trovano tuberi pregiati che accarezzano il palato: il rinomato tartufo bianco. I profumi del mosto saturano in autunno le narici e inebriano l’aria, mentre le numerose cantine accolgono il passante offrendo in degustazione i “grandi” vini rossi: protagonisti del buon bere internazionale. Nel dialetto piemontese “andar per langa” significa camminare lungo le creste delle colline. Le langhe non appartengono ad un’entità politica o amministrativa. Sono le caratteristiche del territorio e l’identità culturale delle sue genti ad identificare una vasta area del Piemonte (1300 Kmq) che da Alba scende verso sud (alla destra del fiume Tanaro), fino ai pendii settentrionali dei monti liguri e, per una porzione minore, nella provincia di Asti e Alessandria. Durante il periodo medioevale queste terre furono spartite fra nobili e cavalieri e videro sorgere una miriade di castelli, chiese, abbazie. Il loro potente fascino è stato sapientemente trasformato in alcune delle pagine più belle della storia letteraria piemontese per mano di Cesare Pavese,  Beppe Fenoglio, Giovanni Arpino.

Il mito di Alba

Alba e i suoi dintorni furono fra i primi territori abitati (V millennio a.C.) non solo del Piemonte ma dell’intera Italia settentrionale. Nel mito Alba fu fondata (così come le altre “albe” liguri e piemontesi: Alba Intemelium – Ventimiglia, Alba Ingaunum – Albenga) dall’eroe ligure Albione che insieme Bergione fu fra gli antagonisti di Ercole. In realtà il termine Alb o alp per le popolazioni liguri significava alpeggi, pascoli. Delle origini neolitiche del territorio rimangono testimonianze tangibili come le “pietre del tuono” – schegge di giadeite provenienti da reperti di utensili e armi. Nelle tradizioni popolari di queste terre si trovano figure femminili che ricoprono un ruolo importante: “le masche” Con questo termine dialettale vengono indicate donne in possesso di facoltà naturali, dai poteri taumaturgici, in grado di prendere sembianze di animali o influire sulle condizioni del tempo e del raccolto. I riti dedicati alla dea Diana (i ritrovi femminili nelle notti di plenilunio) sopravvissero qui più a lungo rispetto al resto del Piemonte (si ritrovano riferimenti anche nella toponomastica: ad es. Diano d’Alba). Anche il tartufo da sempre si ammanta di un’aura di mistero, magia e sensualità. Se per Plinio era “un miracolo della natura” Giovenale lo riteneva figlio dei tuoni. Secondo la cultura popolare, i tartufi segnano i sentieri delle fate, degli gnomi e delle masche, senza contare la loro indiscussa fama di cibo afrodisiaco.

Il fascino delle terre di langa sta in questo connubio tra storia, arte e lavoro dell’uomo che si è perpetrato uguale nei secoli con cura meticolosa e grande passione. L’ambasciatore vino, l’ambasciatore che sta dentro un calice attraversa il mondo portando non solo un sapore unico ma anche le radici di una cultura e di un territorio. In queste colline, si crede fermamente che il vino è cultura e che la cultura non può essere solamente spirituale senza poggiarsi anche un’esperienza materiale. Il turista in visita anche solo per un fine settimana si lascia trasportare in una vacanza alla ricerca del “loisir”, alla scoperta del gusto e di un tempo che rallenta il suo ritmo per ritrovare ampi spazi da dedicare allo – stare bene.

Il Barolo

Il sogno di chi conosce il barolo è una mappa di gesti rituali e propiziatori, un rito quasi magico, da consumare in segreto. Perché è questo rito che introduce alla conoscenza dell’oggetto – un bicchiere, mezza bottiglia, una bottiglia di vino – e alla sua pensierosa consumazione. Chi è fuori del rito, prima impari, s’inginocchi, preghi, compia atti di contrizione. E solo dopo cerchi contatto con lui, il re in quanto simbolo, il re in quanto giustizia dei giusti, il re che non promette, ma dona.” Giovanni Arpino

Fra i vini, il primo fu il Nebbiolo. Un vitigno aristocratico già conosciuto in epoca medievale l’unico ad essere chiamato con un nome e ad essere definito da aggettivi come “negro” o “grosso”. Bisogna aspettare il 1751 per vedere citato per la prima volta un vino “Barol”. La sua storia s’intreccia con le vicende Risorgimentali e annovera fra i suoi primi illustri estimatori come: Cavour, Silvio Pellico, Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II. Il Barolo è considerato “il re dei vini, il vino dei re”. Solo dopo lungo invecchiamento in botti di rovere o castagno il Barolo raggiunge il caratteristico colore rosso granato con riflessi aranciati, l’intenso profumo di viola e di rosa canina appassita ed esprime appieno la pienezza, la morbidezza e l’austerità che lo rendono uno dei più apprezzati vini al mondo. Il Barolo si sposa perfettamente con piatti corposi e saporiti come arrosti, selvaggina e formaggi. Un discorso a parte merita il Barolo Chinato, un vino speciale aromatizzato la cui base è costituita naturalmente da vino Barolo a cui si aggiungono alcol, zucchero e una serie di spezie – in primo luogo la China da cui prende il nome – prima di sottoporre il tutto al lungo processo di macerazione che dà origine a questo ricercato vino da meditazione.

Difronte alle Langhe sulla riva sinistra del Tanaro si estende il Roero. Le strade del vino originate nelle langhe si fondono armoniosamente con i frutteti, tipici di queste terre rosse. I gialli, i verdi i rossi si compongono come in un puzzle o meglio come in una sorta di coperta patchwork che riveste i dolci declivi insinuanti fra svettanti torri, fortezze e castelli – immagini di un Medioevo ricco ed esuberante. Il benessere qui viene interpretato in vecchi monasteri o antichi cascinali o ancora in affascinanti castelli, come nel caso di Castello Rosso o del Relais San Maurizio due realtà di alto livello non solo per l’offerta alberghiera ma anche in termini di spa e beauty center.

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